Già nel mese di novembre 2020, nell’anno della Brexit, il Governo britannico aveva paventato l’idea di porre fine alle vendite esentasse in location come aeroporti, stazioni e porti. L’abolizione del regime di tax free in Gran Bretagna è quindi divenuta realtà dal 1° gennaio 2021, sollevando non poche preoccupazioni e proteste da parte degli operatori di tutti i settori legati alla vendita, le cui sorti commerciali sono spesso legate (in particolar modo in città come Londra) ai flussi turistici e agli acquirenti provenienti dall’estero.
Dopo un tentativo di reinstaurare un programma di shopping esentasse per clienti stranieri (visto di buon occhio da parte dei retailers) e il suo successivo abbandono nel mese di ottobre 2022, c’è oggi chi prova a fare il punto della situazione sull’impatto di queste scelte sulla vendita di beni di lusso in Europa. Rispetto ad altri poli attrattivi, senza il tax free Londra rischia di perdere terreno, e la questione è stata sollevata pochi giorni fa sulle pagine del Telegraph anche da Michael Ward, managing director di Harrods, secondo cui i grandi acquirenti internazionali approfitteranno delle opportunità di rimborso dell’Iva offerte dalle altre “capitali della moda” come Parigi e Milano.
Sebbene Harrods abbia concluso in gennaio 2022 un anno con dati in crescita (+42.6% di valore lordo di mercato, +35.5% di fatturato totale rispetto ai dodici mesi precedenti) anche questo brand di fama internazionale si ritrova oggi, come ogni altro operatore sul mercato britannico, a dover identificare nuove strategie per compensare gli eventuali svantaggi causati dall’abolizione del regime di tax free.
Fonti:
pambianconews.com (09.01.2023)
pambianconews.com (18.10.2022)
pambianconews.com (10.11.2020)