Chiusure parziali o temporanee, misure per contrastare i contagi negli ambienti di lavoro, assenza di nuovi ordini: in tempo di Coronavirus, come accade in altri ambiti, le aziende del settore moda stanno vivendo una delle crisi più dure della loro storia.

Tuttavia, alcuni aspetti cruciali (sottolineati in un documento elaborato da Sistema Moda Italia nei giorni scorsi) possono spiegare le ulteriori difficoltà che il fashion italiano deve affrontare in questo periodo di diffusione del Covid-19. Innanzitutto, il fatto che i Paesi più duramente colpiti siano proprio Italia e Cina, partner di primo livello in questo settore: la crisi sanitaria “ha provocato quasi un fermo delle attività delle vendite di prodotti italiani sia in Cina che nel nostro Paese”, si legge nel documento, e in generale ci si deve confrontare con una situazione dove mentre una nazione riemerge dal momento peggiore, altre sono soltanto all’inizio dell’epidemia, con tutte le ripercussioni economiche correlate.

Il virus, inoltre, serpeggia malefico risalendo tutta la filiera: se inizialmente, infatti, i principali problemi erano emersi nell’area logistica e distribuzione, le necessarie misure di contenimento minano oggi anche la produzione, così come l’approvvigionamento di materie prime. “Crescenti difficoltà” si spiega “stanno quotidianamente emergendo nei principali 4 distretti tessili (Biella, Como, Prato e Varese) e nell’operatività delle imprese più rappresentative dell’intera filiera tessile/moda”.

Dati questi presupposti e i tempi che si ipotizzano prima di riuscire a superare la crisi (frutto di studi e previsioni la cui attendibilità va verificata su base quotidiana), pare che la stagione estiva sarà, per la moda, decisamente negativa. Per risollevare le sorti di questo 2020 il cui destino sembra segnato, tuttavia, in molti punteranno alla prossima stagione invernale.

Fonte: Pambianconews