Il fenomeno era sotto la lente d’ingrandimento da alcuni anni, ma i dati evidenziati nella prima metà dell’anno corrente mostrano l’importanza crescente del trend. I grandi marchi della moda ritirano i loro store dai mall d’America (ma anche del Regno Unito e altri paesi europei), lasciando dei vuoti spesso incolmabili negli shopping center e nei budget di chi li gestisce. Nel secondo trimestre del 2019 si è registrato il dato relativo alle chiusure di store più elevato negli ultimi nove anni: entro la fine dell’anno si attende la chiusura di oltre 7400 punti vendita, come tracciato dall’istituto di ricerca Coresight (https://coresight.com/), raggiungendo così un dato ben più elevato rispetto alle 5864 chiusure registrate nel corso del 2018.
Sears e Victoria’s Secret sono soltanto due dei marchi interessati dal maggior numero di chiusure, ma il fenomeno si ripercuote su numerosi gruppi di aziende, influendo negativamente anche sulle quotazioni azionarie. Le possibili evoluzioni future restano ancora da comprendere, anche se già nel 2016 si ipotizzava che alla base di questo effetto domino vi fosse il crescente ruolo dell’e-commerce: l’equilibrio tra vendite online e offline resta un tema delicato per tutti i maggiori player del mercato. In un report di Credit Suisse risalente a quell’anno si leggeva: “l’e-commerce, che nel 2015 rappresentava il 16,7% delle vendite del settore apparel negli Usa, ha il potenziale per raggiungere una quota del 37,5% entro il 2030”.
Fonti: Pambianco news – store in fuga dai mall USA e Pambianco news – odissea nei mall
Foto: New York Stock Exchange